Forte San Michele

Forte San Michele
Werk Kaiserin Elisabeth
Sistema difensivo di Verona
Planimetria di forte San Michele
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
CittàVerona
Coordinate45°25′48.7″N 11°03′21.7″E45°25′48.7″N, 11°03′21.7″E
Informazioni generali
TipoForte
Condizione attualedemolito
Informazioni militari
UtilizzatoreRegno Lombardo-Veneto
Regno d'Italia
Armamento5 cannoni da 12 cm
24 cannoni di diverso calibro
Presidio300 fanti
90 artiglieri
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Forte San Michele, originariamente chiamato Werk Kaiserin Elisabeth in nome della giovane imperatrice Elisabetta di Baviera, è stata una fortificazione posta a est di Verona, parte del complesso sistema difensivo cittadino e più in particolare del primo campo trincerato di pianura, voluto dal feldmaresciallo austriaco Josef Radetzky e messo in opera tra 1848 e 1856.[1] La struttura fortificata fu realizzata tra il 1854 e il 1856 e i lavori furono seguiti dal direttore dell'Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni di Verona, il maggiore Conrad Petrasch, tuttavia venne demolita e spianata dopo la seconda guerra mondiale per ragioni di viabilità e per dare lavoro ai disoccupati; tuttavia, tra il 1854 e il 1861, venne costruito su modello architettonico del forte San Michele il Werk VI (oggi chiamiato forte Ardietti) nel campo trincerato della piazzaforte di Peschiera, ancora perfettamente conservato e visitabile.[2]

Descrizione

Si tratta di un grande forte a tracciato poligonale con ridotto centrale; l'impianto è ottagonale, leggermente schiacciato, con due lati rientranti, a formare il fronte di gola. Esso costituiva il cardine autosufficiente del campo trincerato sul fronte orientale, di riva sinistra d'Adige, in un sito pianeggiante distante 3 200 metri da porta Vescovo e 500 metri dall'abitato di San Michele Extra. Situato a cavaliere della strada proveniente da Vicenza, la obbligava ad aggirarlo e la prendeva d'infilata con le sue artiglierie, anche sul rovescio, verso San Michele Extra, con le casematte del fronte di gola. Inoltre, batteva di fronte e di fianco la ferrovia Milano-Venezia, incrociando il fuoco con il forte Santa Caterina, situato sulla riva opposta del fiume, e con la batteria provvisoria del castello di Montorio, con la quale si opponeva agli investimenti da oriente. Le sue artiglierie battevano l'intero giro d'orizzonte; l'azione di fuoco più potente era diretta verso gli opposti versanti del colle di Montorio, le "Ferrazze" e la collina della Musella, oltre che verso la piana fluviale a sud di San Martino Buon Albergo. Vista la sua posizione, assai avanzata, il forte venne integrato nella linea del successivo ingrandimento del campo trincerato, avvenuto nel 1861.[2]

Il grande ridotto del forte, a pianta circolare, deriva dalla tipologia della torre casamattata cilindrica con cortile interno. La parte maggiore, in posizione centrale, è parzialmente staccata dal fronte di gola, al centro del quale, verso l'esterno, sporge la parte minore, a formare il ridotto di gola, con funzione di caponiera. Le due parti del ridotto si elevano su un solo piano, con copertura terrapienata, disposta a piattaforma per l'artiglieria. Anche il piano terra del ridotto di gola è ordinato per l'artiglieria in casamatta, mentre il ridotto maggiore, contenente i ricoveri per la guarnigione e due polveriere, è provvisto di una galleria perimetrale per fucilieri. Le riserve d'acqua erano assicurate da quattro pozzi.[2]

Il terrapieno, modellato sul poligono d'impianto, è ordinato per le artiglierie da fortezza, con postazioni a cielo aperto. La scarpata esterna del terrapieno scende fino al livello del fossato asciutto perimetrale, dove è presidiata dal muro distaccato alla Carnot. Sui salienti principali del poligono sporgono le caponiere casamattate per il fiancheggiamento del fossato, provviste di cannoniere e fuciliere. Due poterne mettono in comunicazione il piazzale interno del forte con il cammino di ronda lungo il muro alla Carnot, ordinato per fucilieri e con le tre caponiere. All'esterno, completava l'opera la controscarpa a pendenza naturale, rivestita dal muro aderente solo in corrispondenza delle caponiere.[2]

Provenendo da Verona, superata la chiesa sanmicheliana della Madonna di Campagna, si presentava pertanto un'architettura orizzontale, adattata al profilo pianeggiante, a cui si potevai accedere attraverso due portali ad arco, preceduti da ponte levatoio, inseriti simmetricamente nel fronte di gola, accanto al ridotto. È ragguardevole la perfezione geometrica dell'impianto planimetrico, la sua simmetria, la combinazione di tracciati circolari e poligonali, nonché la complessa e razionale articolazione delle parti in un'opera di assoluta unità spaziale; a Verona è l'ultima prova del talento architettonico di Conrad Petrasch. Come il forte Chievo, infatti, divenne modello di architettura militare absburgica per le future fortificazioni di Verona e dell'Impero austriaco.[2]

Armamento

L'armamento della fortificazione consisteva in:[2]

Riserve di munizioni: circa 510 000 kg di polveri.

Presidio di guerra

Il presidio in caso di guerra della fortificazione consisteva in:[2]

Era inoltre possibile disporre un presidio di emergenza di 190 uomini.

Note

  1. ^ Battizocco, p. 94.
  2. ^ a b c d e f g Forte San Michele, su mapserver5.comune.verona.it. URL consultato il 29 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2022).

Bibliografia

  • Luigi Battizocco, Forte S. Michele, in Verona militare: studio storico militare, Verona, H. F. Münster, 1877, pp. 93-94, SBN IT\ICCU\RML\0110150.

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